Iperrealismo
Tendenza affermatasi
soprattutto negli Stati Uniti all'inizio degli anni Settanta e caratterizzata da un ritomo
alla realtà, colta nei suoi aspetti piu consueti, quotidiani, a volte banali.
Il prefisso
"iper" indica, rispetto alla tradizione del realismo americano, non tanto una
accentuazione della qualità illusionistica dell'immagine, quanto piuttosto il suo
divenire, attraverso la mediazione della tecnica fotografica, immagine
"seconda": l'artista, cioè, rielabora un testo fotografico, ovvero l'oggetto
quale appare attraverso il filtro non innocente della macchina.
La descrizione dettagliata
delle forme, la loro riproduzione "oggettiva", in una parola il trompe l'oeil
non cancella la deformazione subita dall'ingrandimento del negativo: gli oggetti, perdute
le dimensioni consuete, divengono paradossali e insoliti.
Si avverte, nella ricerca
di "neutralità" propria del ricorso alla fotografia, un'aria di famiglia con le
di poco precedenti esperienze della pop-art incentrate, almeno in alcuni degli esempi più
significativi, sulla cancellazione del tocco, della mano dell'artista.
Esponenti di questa
tendenza sono, negli Stati Uniti, Morley, Estes, Goings, Close, Colville, Posen e, in
Italia, in particolare Domenico Gnoli.
|