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Metafisica

Corrente pittorica che si sviluppa a partire dall'incontro fortuito a Ferrara nel 1916-17 dei fratelli Giorgio De Chirico e Alberto Savinio con Carrà e De Pisis. Morandi vi aderira più tardi.
Va però precisato che suggestioni metafisiche erano già rilevabili nella serie delle "Piazze italiane" e degli "Interni metafisici" dipinti da De Chirico negli anni '10, tele abitate da un clima di inquietante estraneità e di allucinata tensione.
I pittori metafisici offrono una visione enigmatica della realtà.
Gli oggetti, per loro, costituiscono la "rivelazione magica" di un "realtà metafisica" che non ha alcun rapporto con la realtà storica e naturale; accostati in modo incongruo essi producono un effetto estraniante.
Paesaggi urbani e nature morte sono immersi in un'atmosfera onirica, quasi spettrale, resa ancor più sinistra dal minuzioso trattamento realista con cui gli oggetti e lo scenario prospettico sono definiti.
La pittura metafisica non tiene conto dei risultati delle esperienze avanguardistiche e rivendica il valore primario della tradizione figurativa italiana.
Nell'ambito di questa corrente si possono individuare due tendenze.
Nella prima, ricca di suggestioni simboliche e letterarie in cui confluiscono elementi "neoclassici" ispirati al pensiero di Nietzsche e di Schopenhauer nonché alla pittura di Bocklin, vi prevalgono la dimensione magica ed enigmatica (De Chirico e Savinio).
La seconda, interessata a problematiche più strettamente pittoriche e formali, trae invece profitto dalle esperienze puriste dei "primitivi" italiani del '300 e '400, per un'arte che esalti una "poetica delle cose ordinarie" (Carrà e Morandi).
Altri pittori sensibili alla poetica metafisica furono: Campigli, Casorati, Donghi, Sironi, Soffici, Soldati, Tozzi.
La diffusione delle idee estetiche del movimento fu svolta dalla rivista Valori Plastici (1918-22).