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Pop Art

L'appellativo Pop (abbreviazione dell'espressione inglese popular culture) Art fu coniato dal critico Alloway negli anni '50 per indicare quell'insieme di esperienze figurative ispirate all'universo tecnologico e alla cultura popolare urbana.
L'interesse estetico di queste realtà trascurate dalla cultura ufficiale, trovò una propria formulazione teorica nel corso delle riunioni dell' Independenf Group (tra i cui membri figuravano Hamilton e Paolozzi) all' Institute of Contemporary Arf di Londra.
Quasi contemporaneamente una poetica pop si delineò anche negli Stati Uniti.
Opponendosi al ventennale dominio dell'arte astratta e, soprattutto negli Stati Uniti, all'esasperata gestualità soggettivista dell'Action Painting o dell'Espressionismo Astratto, gli artisti pop celebrano la società dei consumi e la cultura di massa.
Essi non solo adottano le immagini e gli oggetti della realtà urbana e quotidiana (l'automobile, i prodotti di consumo e industriali, i personaggi famosi), ma anche le tecniche dei mass media, come la fotografia, la stampa. i fumetti e la pubblicità. In questo modo ogni separazione tra arte e vita viene definitivamente eliminata.
Le esperienze pop assumono connotati diversi in Inghilterra e negli Stati Uniti:
più ironiche e sofisticate le immagini degli inglesi (Blake. Caulfield, Hockney, Jones, Kitaj, Philips, Tilson),
più fredde e impersonali quelle degli americani (Lichtenstein, Oldenburg, Rosenquist, Segal, Warhol, Wesselman).
Anche in Italia alcuni artisti aderirono alla poetica pop, offrendone una variante piu intima e piu legata alla cultura figurativa italiana.
Si tratta di Adami, Mondino e Tadini a Milano; Pozzati a Bologna; Angeli, Ceroli, Festa, Fioroni, Schifano e Tacchi a Roma.